K MAG
Via Tommaso Agudio, 4
P.IVA: 11302250961
20154, Milano.
328.5486255

Per qualsiasi informazione non esitare a contattarci.
elisabettapina@kmag.it
Privacy / Cookie Policy

VITE DI CORSA, la fotografia racconta la passione della bicicletta al Castello di Caldes

/ Art Things / VITE DI CORSA, la fotografia racconta la passione della bicicletta al Castello di Caldes
vite di corsa

VITE DI CORSA, la fotografia racconta la passione della bicicletta al Castello di Caldes

Ci sono alcuni aspetti dello sport di cui spesso non ci accorgiamo. Uno di questo è il pubblico. E la mostra Vite di corsa. La bicicletta e i fotografi di Magnum. Da Robert Capa ad Alex Majoli dal 1 luglio al 26 settembre 2021 al Castello di Caldes, in Val di Sole, Trentino, racconta le emozioni dei campioni in pista e dei fan fuori dei riflettori.

«È la prima volta che molte di queste immagini vengono esposte», dice Marco Minuz, curatore dell’esposizione, «tutti conosciamo gli scatti di Robert Capa dello Sbarco in Normandia che hanno fatto la storia. Ma in pochi hanno visto il suo lavoro a bordo pista».

Sono 80 immagini selezionate da Minuz per raccontare nel corso dei decenni il mondo del ciclismo risaltandone l’aspetto umano. Si tratta di una prima mondiale in esposizione nelle suggestive sale dell’antico castello di Caldes, grazie alla collaborazione del Castello del Buonconsiglio e della Rete dei castelli del Trentino.

vite di corsa

Fino al 26 settembre al Castel del Caldes in Val di Sole, Trentino è in mostra Vite di Corsa.

Il popolo del ciclismo negli scatti d’autore 

Una scelta accurata e raffinata quella del curatore che ha puntato su fotografie d’autore capaci di esplorare la dimensione umana di questo sport. Raccontando le epopee dei campioni e delle grandi manifestazioni internazionali, Tour de France in primis, ma anche la quotidiana, straordinaria umanità di campioni e del grande pubblico che ai bordi delle strade e al traguardo li sostiene, immedesimandosi con loro e con il loro impegno. In questa mostra traspare tutto il sudore, il fango e la tenacia delle imprese di uomini che hanno macinato chilometri misurandosi con la strada e i propri limiti.

Love people and let them see it

Robert Capa

vite di corsa

Riders relax whilst the Tour organisers negotiate with protesting farmers to remove their tractors from the road. Tour de France, 1982
© Harry Gruyaert/Magnum Photos

Dai polpacci di Armstrong alle mani di Alberto Masi

La mostra apre con la serie semi sconosciuta del 1939 che porta la firma di Robert Capa quando venne incaricato dalla rivista Match di seguire il Tour de France di quell’anno. Fotografie che raccontano le emozione della corsa negli sguardi dei partecipanti e degli spettatori.Si passa poi a una sezione firmata da Guy Le Querrec nel Tour de France del 1954. all’epoca il fotografo aveva solo 13 anni ed era in Bretagna per vacanza e per caso scattò la foto che gli cambiò la vita: il suo mito cadde proprio davanti al suo obiettivo. Circa 30 anni dopo, nel 1985, il fotografo venne invitato a seguire la squadra ciclistica della Renault-Elf durante gli allenamenti invernali; in questa stagione scattò fotografie del campione Laurent Fignon e seguì il campionato di ciclocross.

Il ciclismo è l’unico sport dove davvero chi fugge non è un vigliacco

Gianni Mura

Il percorso proseguirà con il lavoro di Christopher Anderson dedicato al ciclista Lance Amstrong nel 2004 che suggeriscono il triste epilogo della carriera di questo sportivo per doping. Mark Power, Robert Capa, Harry Gruyaert e Richard Kalvar poi raccontano i riti e le scaramenzie dei fan. Il fotografo francese Harry Gruyaert nel Tour del 1982 e le immagini di René Burri, Stuart Franklin e Raymond Depardon raccontano il velodromo. Il fotografo italiano Alex Majoli racconta invece il lavoro di Alberto Masi nel suo laboratorio sotto le curve del Velodromo Vigorelli. Si chiude con gli scatti di Peter Marlow dedicate a frammenti di quotidianità dei corridori impegnati nel giro della Bretagna nel 2003. Per info cliccate qui.

Leggi anche:

L’ETERNO E BELLISSIMO ISTANTE DI GIOVANNI GASTEL

CORONAVIRUS: IL REPORTAGE DI PAOLO MIRANDA, FOTOGRAFO INFERMIERE