Le Architetture Criminali di Adelaide Di Nunzio
La ricerca fotografica contro la criminalità e il degrado del paesaggio di Adelaide Di Nunzio ora in un libro e in una mostra itinerante
Adelaide Di Nunzio racconta l’invisibilità degli orrori creati dalla criminalità
L’idea di un progetto sugli effetti della criminalità è nato nel 2016 quando mi sono trasferita a Torino per lavorare a dei progetti didattici presso i licei e sulla lettura del paesaggio e l’architettura contemporanea e antica, sull’armonia del paesaggio e il concetto di cura. Durante questa esperienza ho avuto l’intuizione di voler realizzare un progetto sul paesaggio.
Mi sono resa conto che negli anni precedenti avevo già un gran numero di foto sulle architetture del Sud Italia. Le immagini spaziavano dalle case confiscate alla mafia a strutture e zone abbandonate e “non finite” fino agli edifici abusivi. Ho riflettuto tanto sul concetto di criminalità, identificandola non solo con la mafia, ma anche con la “Non Cura”, ovvero l’incompiuto pubblico e l’abuso privato. Secondo me è criminale tutto ciò che crea degrado e va contro la cura del paesaggio e delle persone.
«Le storie delle persone si intrecciano con i luoghi»
Per esempio, nel corso di questo lavoro ho capito che le storie delle persone si intrecciano con quelle dei luoghi. E la criminalità lascia segni indelebili sul territorio e nella vita delle persone. Per questo ho integrato il progetto con alcuni ritratti delle persone incontrate in Campania, Calabria, Puglia e Sicilia.
Io sono di Napoli e negli ultimi anni mi sono allontanata fisicamente dalla mia terra. Dal 2017 vivo in Germania e da qui ho avuto modo di osservare tutto il mio lavoro e ho avuto la forza di editarlo e metterlo in linea con il mio pensiero. Così è nato il Libro “Architetture Criminali”.