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I ragazzi di BePart con MAUA portano la street art in salotto

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MAUA

I ragazzi di BePart con MAUA portano la street art in salotto

Intervista a Joris Jaccarino, direttore artistico di MAUA. Il museo d’arte urbana aumentata che ha mappato 600 opere di street art tra Milano, Torino e Palermo. Con la loro app gratuita si ammirano i graffiti che prendono vita.

Prendi l’arte e mettila… in Rete. Questo è quello che hanno fatto i ragazzi – che così più non si sentono – di BePart – The Public Imagination, una start up innovativa che attraverso la realtà aumentata, riempie la città italiane di arte, design, video, suoni e parole. Si tratta di un’impresa sociale fondata a Milano nel 2014 da quattro trentenni: Giovanni Franchina, i fratelli Joris e Jacopo Jaccarino e Lilia Haralampieva. Ecco che cosa hanno realizzato.

MAUA

Palermo, opera di Axel Void, foto di Valentina Meli

Compagni di studi (filosofia e design) e amici di lunga data, i quattro hanno partecipato (e vinto) un bando di Fondazione Cariplo. E così è nata BePart che opera in ambito turistico-culturale sviluppando nuovi linguaggi multimediali e artistici per una fruizione nuova degli spazi urbani. Oggi tra i loro clienti ci sono il PAC-Padiglione d’Arte Contemporanea di Milano, il Comune di Venezia, Esterni srl, lo IED – Istituto Europeo del Design, il George Brown Collage Toronto, l’Università Luigi Bocconi Milano e il Mediolanum Forum di Assago.

L’arte diventa partecipata e tecnologica

Tra i tanti progetti realizzati ce n’è uno che, in epoca di quarantena, sta funzionando davvero molto bene. Si chiama MAUA. È un museo a cielo aperto visitabile – in tempi normali – per le strade meno battute di Milano e Torino, mentre in questo periodo si può visitare anche da casa, usando smartphone e tablet.

Comodamente adagiati sul proprio divano si possono “sfogliare”  ben 600 muri colorati di Milano, Torino e Palermo per contemplare la street art. E divertirsi con gli effetti della realtà aumentata scaricando sul proprio device l’app gratuita BePart. Si tratta di un vero e proprio percorso attraverso le opere selezionate dagli stessi abitanti dei vari quartieri. Arricchite da contributi di diversi giovani artisti multimediali. MAUA è, di fatto, un museo immateriale che ha superato le 350mila visualizzazioni.

450 studenti hanno mappato 600 opere

«Tutto è iniziato da Palermo», racconta Joris Jaccarino, direttore artistico di MAUA e cultural manager (così si definisce sul suo profilo linkedin). «In Sicilia abbiamo avuto modo di testare l’idea che avevamo in mente: digitalizzare un tipo di arte che è destinata a scomparire. Per farlo abbiamo realizzato un progetto che coinvolgesse il territorio: dalle scuole, ai residenti, agli artisti. In modo che tutti facessero un’esperienza di condivisione e di soddisfazione personale».

«MAUA nasce, infatti, per essere un progetto di creatività partecipata. Abbiamo lavorato su Milano e Torino con circa 450 studenti creando un grande catalogo immenso di un’arte molto particolare, la street art. Sono vere e proprie opere d’arte che però sono esposte alla vulnerabilità del clima e della città». Un murales, in sostanza, non è sempre. Grazie a questa operazione, invece di tanti graffiti e artisti ne rimarrà traccia almeno online.

Opera di Millo a Torino, foto di A. Lincetto e A. Iammarino.

Dalla mappatura alla realtà aumentata

Come siete partiti? «Grazie a un bando della Fondazione Cariplo abbiamo avuto i fondi per partiti con la mappatura delle opere. Attraverso la partecipazione degli studenti, che hanno lavorato insieme ai residenti di quartiere per individuare le opere e gli artisti, sono state fotografate oltre 600 opere e sono state messe online. In un secondo momento abbiamo organizzato dei workshop gratuiti durante cui diversi creativi, di tutti i livelli, hanno lavorato su una selezione di immagini realizzando divertenti progetti di realtà aumentata.

Ci sono state poi inaugurazioni e bellissimi momenti di condivisione. Inoltre, fine a quando è stato possibile, abbiamo organizzato tour guidati a Milano e Torino con esperti del settore alla scoperta di queste opere. I partecipanti, grazie l’app BePart gratuita, inquadravano le opere con il loro telefono e queste si animavano», conclude Joris.

Dai tour guidati alla galleria online

Ma c’è di più. La galleria fisica ora è diventata una galleria virtuale. «Tutti i contenuti del catalogo cartaceo di MAUA edito da Terre di Mezzo è stato di fatto “traslocato”  su www.mauamuseum.com che ha superato le 350mila visualizzazioni e i 400mila download dell’app BePart grazie alla quale le opere di street art si animano», conferma Joris.

Insomma, un’altra occasione per trasformare questa quarantena in un momento per imparare qualcosa di nuovo. E un’altra volta sono ancora dei giovani (anche se loro non si definiscono più tali) che mostrano il lato bello del nostro Paese. Quello della cultura che sa sfruttare in modo intelligente la tecnologia.

(Intervista pubblicata su www.trameetech.it)

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