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Le Architetture Criminali di Adelaide Di Nunzio

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Adelaide Di Nunzio

Le Architetture Criminali di Adelaide Di Nunzio

La ricerca fotografica contro la criminalità e il degrado del paesaggio di Adelaide Di Nunzio ora in un libro e in una mostra itinerante

Classe 1978, napoletana ma milanese d’adozione, Adelaide Di Nunzio è una fotografa con una carica espressiva da far tremare la terra. Con una formazione artistica alle spalle, Adelaide è un’artista a tutto tondo con un curriculum molto ricco. La sua passione l’ha portata a usare la sua arte al servizio dell’informazione e del sociale. Il suo occhio ha infatti immortalato storie minori che avevano bisogno di essere raccontate e oggi Adelaide emerge con un progetto forte che parla di mafia e criminalità. Architetture Criminali è un lavoro fotografico enorme che ha richiesto anni di preparazione, di viaggi, incontri e che oggi ha finanziato grazie al crowdfunding realizzando un libro che sta per andare in stampa. Ecco cosa mi ha raccontato.
Adelaide Di Nunzio

La piscina della villa del boss Michele Zaza, bene confiscato, Posillipo, Napoli. (Foto di Adelaide Di Nunzio)

Adelaide Di Nunzio racconta l’invisibilità degli orrori creati dalla criminalità

Dieci anni per un lavoro quasi monumentale… Quattro regioni italiane dove il degrado, l’abbandono e la criminalità hanno contribuito a deturpare il paesaggio e la vita delle persone. Raccontaci come è nata l’idea di questo progetto…

​L’idea di un progetto sugli effetti della criminalità è nato nel 2016 quando mi sono trasferita a Torino per lavorare a dei progetti didattici presso i licei e  sulla lettura del paesaggio e l’architettura contemporanea e antica, sull’armonia del paesaggio e il concetto di cura. Durante questa esperienza ho avuto l’intuizione di voler realizzare un progetto sul paesaggio.

Mi sono resa conto che negli anni precedenti avevo già un gran numero di foto sulle architetture del Sud Italia. Le immagini spaziavano dalle case confiscate alla mafia a strutture e zone abbandonate e “non finite” fino agli edifici abusivi. Ho riflettuto tanto sul concetto di criminalità, identificandola non solo con la mafia, ma anche con la “Non Cura”, ovvero l’incompiuto pubblico e l’abuso privato. Secondo me è criminale tutto ciò che crea degrado e va contro la cura del paesaggio e delle persone.

«Le storie delle persone si intrecciano con i luoghi»

Per esempio, nel corso di questo lavoro ho capito che le storie delle persone si intrecciano con quelle dei luoghi. E la criminalità lascia segni indelebili sul territorio e nella vita delle persone. Per questo ho integrato il progetto con alcuni ritratti delle persone incontrate in Campania, Calabria, Puglia e Sicilia.

Io sono di Napoli e negli ultimi anni mi sono allontanata fisicamente dalla mia terra. Dal 2017 vivo in Germania e da qui ho avuto modo di osservare tutto il mio lavoro e ho avuto la forza di editarlo e metterlo in linea con il mio pensiero. Così è nato il Libro “Architetture Criminali”.

Adelaide Di Nunzio

Giovanni Impastato, fratello di Peppino Impastato, a Cinisi, Palermo. È il presidente della Casa memoria Felicia e Peppino Impastato. (Foto di Adelaide Di Nunzio)

Oltre al libro ci sarà una mostra magari itinerante?
In realtà è nata prima la mostra e poi il libro. Nel 2016 ho realizzato una mostra curata da Saverio Ammendola presso la Galleria la Mediterranea di Napoli che ha avuto parecchia risonanza sui media. L’esposizione però comprendeva solo immagini architettoniche, mentre a Dusseldorf presso Il Forum Internazionale di Fotografia Contemporanea per il portfolio dell’Accademia di Amburgo ho presentato il progetto integrandolo con i ritratti. A fine marzo la mostra sarà a Napoli e a Colonia in Germania poi il progetto girerà per l’Europa.

«L’abbandono del paesaggio mi ferisce profondamente»

La cosa che hai visto che ti ha più scandalizzato…
 
Non userei questa parola. Più che altro ho visto cose che mi hanno commosso e ferito. Come per esempio una generale sensazione di abbandono. Come se la vita in alcuni posti fosse congelata in attesa di un aiuto. Molte delle persone con cui ho parlato danno la sensazione di vivere in un limbo senza fine.
Adelaide Di Nunzio

Villette abusive a Monasterace, Reggio Calabria. (Foto di Adelaide Di Nunzio)

Che difficoltà hai incontrato durante il percorso? Ti hanno ostacolato o favorito?
L’ unica cosa che veramente crea ostacoli in un progetto come questo è il mercato della fotografia. Ci sono difficoltà enormi quando si vuole puntare sulla ricerca e sulla qualità. È un problema comune a tutti i fotografi che lavorano con passione e utilizzano la fotografia per fini socialmente utili e di studio.
Bisogna lavorare molto, attendere e avere molta pazienza e nervi saldi. Noi “lavoratori dell’immagine” puntiamo a un informazione di qualità e di riflessione. Credo che i tempi sono cambiati e che spesso si predilige il sensazionalismo e la passività e lo sfruttamento del lavoratore.
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